NICO & DANDA
BATTIBECCO
BATTIBECCO
Nella valletta incassata fra le colline c’è l’orto: un ettaro di terra coltivato rigorosamente secondo le leggi della biodinamica. Sul fianco dell’orto le arnie di un vicino, con le api che profittano di quelle colture incontaminate. Le vigne sono più lontane, verso Tassarolo, una delle frazioni privilegiate del Gavi. Qui e là ci sono molti alberi da frutta. E si coltiva il grano, riunito in suo tempo a covoni. L’orto produce, in questa stagione, le verdure autunnali: cavolfiori, cardi, etc. Un furgoncino ne sta caricando alcune cassette che poi partiranno per Genova con cipolle, agli e altre essenze odorose.
La Cascina degli Ulivi dove ci troviamo è un vero agriturismo, non uno di quelli virtuali che si incontrano sempre, dove i prodotti vengono da chi sa dove. Anzi, prima di essere un agriturismo è una sorta di allegro monastero, di comunità serena, retta dal proprietario Stefano Bellotti e dai suoi quattro affittuari entusiasti fra i quali una toscana, Sonia Torretta, che sa di vini e di oli. In cucina c’è Roberto, per quattro giorni alla settimana, altrimenti due ragazze, Ambra e Zita. Chi telefona per mangiare, anche in bassa stagione non viene mai respinto. Anzi, ci sono quattro stanze (20 posti letto in tutto) per chi ha voglia di fermarsi, di “staccare la spina” col mondo degli “chef” e di mangiare sano e a buon prezzo. La stanze costano da 40 a 30 euro.
La Cascina degli Ulivi dove ci troviamo è un vero agriturismo, non uno di quelli virtuali che si incontrano sempre, dove i prodotti vengono da chi sa dove. Anzi, prima di essere un agriturismo è una sorta di allegro monastero, di comunità serena, retta dal proprietario Stefano Bellotti e dai suoi quattro affittuari entusiasti fra i quali una toscana, Sonia Torretta, che sa di vini e di oli. In cucina c’è Roberto, per quattro giorni alla settimana, altrimenti due ragazze, Ambra e Zita. Chi telefona per mangiare, anche in bassa stagione non viene mai respinto. Anzi, ci sono quattro stanze (20 posti letto in tutto) per chi ha voglia di fermarsi, di “staccare la spina” col mondo degli “chef” e di mangiare sano e a buon prezzo. La stanze costano da 40 a 30 euro.
Danda: Il punto di forza è il pane, straordinario: cotto in un forno a legna costruito in terra cruda, farina di grano tenero del luogo, lievito madre.
Nico: Hai ragione, la cucina comincia sempre col pane, come primo segno della terra da cui tutto ciò che viene cucinato proviene. Poi quella stessa farina serve a fare la pasta per gli agnolotti o per i ravioli di melanzana. E gli animali dell’orto, conigli, oche, polli, forniscono molti piatti. Qui non si viene a cercare la tecnica del cuoco, ma la materia prima.
Danda: I vini sono l’altro punto centrale, la vocazione del proprietario, tutti fatti in biodinamica, senza anidride solforosa o con una quantità davvero minima. Ce ne sono otto: dal Gavi di base a un uvaggio con uve di Verdea, Timorassa, Bosco e Moscatello, che si chiama “A Demua”, che in ligure (siamo ai confini) vuol dire giocattolo, ma anche divertimento.
Nico ordina un bicchiere di Gavi come aperitivo, poi una bottiglia di “A Demua”. Infine per compiacere Danda una bottiglia di Nibio, un dolcetto locale che esalta gli agnolotti. Arrivano delle frittatine, di porri e di erbette, poi gli agnolotti che vengono conditi con il Nibio e i ravioli di melanzane.
Danda: Non siamo più abituati a questi sapori. Qui non c’è trucco sapiente né inganno tecnico: le cose sono quelle che sono. Il cuoco può solo peggiorarle.
Nico: Mi sembra non si sentano neppure le spezie o almeno stanno molto indietro.
Danda: Fosse per me, le spezie nei piatti le dovrebbe mettere sempre un alpino e il sale un marinaio.
Nico: Non capisco.
Danda: L’alpino conosce solo il pepe e ne usa poco, il marinaio il sale lo respira e quindi lo evita. Guarda i vecchi liguri, il fritto non lo salano quasi mai.
Si assaggiano i vini: sono diversi dal solito, molto caratterizzati, come quelli di una volta. Vini da contadino, fatti con più sapienza ma senza scostarsi dall’originale di cantina.
Nico: Il tuo vino rosso (il Nibio) ha un lontano sentore di legno (il rovere delle botti dove invecchia per un anno) e non si sente il solfito.
Danda: Per forza, non ce n’è traccia.
Tornando, invece di riprendere la strada per Novi Ligure da cui si è arrivati (circa 3 km dal centro), si sceglie di andare in direzione opposta, verso Gavi, per una diecina di km. Dalla sottile nebbiolina emergono le vigne e certe vecchie case con grandi cancelli e muri scrostati. Sembra di lasciare un altro mondo, per sua fortuna più antico.
CASCINA DEGLI ULIVI
Strada Mazzola 14
Novi Ligure (AL)
Tel. 0143 744598
Segnalato in Osterie d’Italia (Slow Food editore)
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